Calabria e Agricoltura
Un modello per lo sviluppo sostenibile del territorio
Lo shock energetico derivante dal rincaro dei prezzi del gas e il conseguente aumento delle bollette, stanno mettendo in ginocchio il paese.
Nel corso degli anni la politica italiana ha optato per una strategia energetica basata soprattutto sulle fonti fossili, creando le basi per una totale dipendenza energetica dalla Russia, di cui oggi paghiamo le gravi conseguenze.
Oggi si cerca di intervenire con nuove strategie al fine di contrastare l’aumento dei prezzi, ma quelle adottate sia a livello nazionale che Europeo, non sono ancora sufficienti a spostare il baricentro del mix energetico sempre più incentrato sull’uso di risorse energetiche di origine fossile.
Il gas negli ultimi anni è passato da una quota pari all’ 11% fino ad arrivare al 18,2%, rappresentando di fatti la seconda fonte energetica dopo il nucleare.
Gli effetti del cambiamento climatico, ci costringono a correre al riparo cercando alternative non solo nel settore delle risorse energetiche ma anche in quello dell’approvvigionamento idrico.
La carenza di acqua, infatti, con le ondate di calore degli ultimi anni rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per il nostro Paese, soprattutto nel settore agricolo, con conseguenti ricadute negative sulla quantità e la qualità dei raccolti.
l’Italia, nonostante i periodi di forte siccità, resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattiene solo l’11%.
La prolungata mancanza di precipitazioni insieme al caldo torrido stanno seccando la terra, e per contrastare l’allarme siccità, e al fine di salvare le colture, si fa spesso ricorso ad irrigazioni di soccorso.
A tal proposito Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) e Coldiretti, puntano a realizzare 223 progetti, nell’ambito del “Piano Laghetti” e 10.000 invasi medio-piccoli, multifunzionali, entro il 2030 in zone collinari e di pianura.
I nuovi bacini, come riportato in una nota di Anbi, “incrementeranno di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei serbatoi esistenti, contribuendo ad aumentare la percentuale dell’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo”.
La realizzazione dei primi 223 laghetti, “comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300 unità lavorative e un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dall’autosufficienza alimentare, indicato come primario obbiettivo strategico per il Paese”, spiega la nota.
I progetti coinvolgeranno anche il centro Sud, e la Calabria sarà la Regione maggiormente interessata dalla realizzazione di progetti intesi all’ottimizzazione delle risorse idriche. Attraverso l’attuazione di tali progetti si cercherà di aumentare la capacità di irrigazione incrementando la disponibilità di cibo per le famiglie. Si cercherà, quindi, di realizzare laghetti e invasi collinari, senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale, e in equilibrio con i territori, conservando l’acqua per poi distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. In passato, i sistemi di raccolta di acqua piovana erano molto diffusi soprattutto nel Sud Italia, molti dei quali potrebbero essere recuperati ed efficientati, mediante l’utilizzo di nuove tecniche e materiali innovativi.
L’uso efficiente e sostenibile delle risorse idriche per tutti i settori d’impiego, è una delle sfide principali da affrontare all’interno dell’Agenda politica del nostro paese.
Massima priorità sarà data al settore agricolo, con interventi mirati all’ammodernamento delle infrastrutture irrigue esistenti, e all’efficientamento dei servizi di irrigazione, cercando di intervenire sulle varie unità tecnologiche utilizzate per il prelievo, il trasporto fino ad arrivare ai punti di utilizzo della risorsa idrica.
Sistemi di raccolta delle acque piovane, in primis, possono essere utilizzati per stoccare l’acqua di poggia o di invaso, mediante piccoli serbatoi che alimentano sistemi di irrigazione di piccole realtà produttive.
Far confluire le acque piovane, o sorgive, mediante opportune reti di collettamento da superfici idonee, ad esempio provenienti dai tetti delle aziende agricole, con l’ausilio di moderni sistemi di filtraggio e stoccaggio, offrono delle soluzioni efficaci che consentono di intercettare circa il 90% della pioggia.
Dai piccoli serbatoi aziendali si può passare ai più grandi invasi interaziendali, con basso impatto paesaggistico, che offrono la possibilità di coprire fabbisogni irrigui per aziende di medio-grandi dimensioni.
La Calabria, con una superficie collinare pari al 49,2%, potrebbe sicuramente ospitare la realizzazione di una rete di piccoli invasi idrici, diffusi sull’intero territorio, che rappresenterebbe una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici per accumulare la risorsa idrica ormai sempre più scarsa, garantendone la disponibilità nei momenti di maggiore necessità e minore disponibilità, con conseguenti vantaggi economici ed ambientali.
Questo consentirebbe non solo una mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, ma consentirebbe altresì di generare micro-ecosistemi di regolazione, attraverso la formazione di nuovi habitat naturali, che possono essere utilizzati anche per attività ludico-ricreative.
I laghetti collinari, infatti, vengono progettati in modo da fondersi con il territorio circostante creando suggestivi scenari paesaggistici, che offrono ai luoghi che li ospitano la possibilità di svolgere anche attività di tipo culturale e turistica, oltre che ambientale, mediante l’insediamento di Osservatori avifaunistici, Oasi del WWF, attività di birdwatching, manifestazioni sportive e la realizzazione di aree attrezzate.
Queste attività potrebbero valorizzare il patrimonio rurale esistente, potenziando le iniziative di diversificazione dell’attività agricola con circuiti agrituristici, enogastronomici e scuole in fattoria, consentendo di entrare direttamente a contatto con le realtà rurali già presenti sul territorio nelle aree interne.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di costruire un nuovo polo produttivo, ricettivo e turistico nelle aree interne della Calabria che rappresentano il 78% dei comuni, e il 79% della superficie territoriale calabrese, contrastando il fenomeno dell’abbandono dei terreni agricoli con conseguenti gravi problemi di dissesto idrogeologico.
L’industrializzazione delle aree agricole, con nuovi sistemi di irrigazione efficienti, alimentati con energia rinnovabile, consente risparmi tra il 60% e l’80%.
L’irrigazione più utilizzata su larga scala si basa su irrigatori a goccia che richiedono pressione per funzionare e che consumano energia elettrica prodotta con fonti convenzionali, con conseguente emissione di CO2. La modernizzazione del sistema irriguo, (sistemi a goccia ad energia rinnovabile), l’efficientamento del processo agricolo grazie a sistemi di monitoraggio da remoto, consente, infatti, una riduzione del consumo idrico tra il 22% e il 34%.
Gli impianti fotovoltaici spesso sono di tipo galleggiante, adagiati sullo specchio degli invasi di acqua, e rappresentano una soluzione molto efficace soprattutto in termini di minor consumo di suolo, limitando i processi di evaporazione.
Il calo dei costi delle rinnovabili potrebbe cambiare il modo di coltivare, attraverso una rivoluzione che sta investendo il settore agricolo. Un radicale cambiamento che va però gestito al fine di garantire un uso sostenibile delle risorse idriche ed energetiche.
I sistemi di irrigazione alimentati da energia solare rappresentano una tecnologia consolidata, economica e soprattutto sostenibile, che consentono una riduzione delle emissioni di gas serra.
I nuovi piani di gestione dei nuovi sistemi di irrigazione, prevedono ad esempio l’uso di reti idriche munite di dispositivi di controllo elettronico che garantiscono una estrazione sostenibile delle acque di falda.
CAPTAZIONE DA SORGENTE NATURALE
La superficie terrestre è coperta per il 70% da acqua, ma la maggior parte di questa è salata o inutilizzabile per i consumi umani. La Calabria è una regione ricca di sorgenti naturali, sparse sul territorio, risorse spesso trascurate e poco valorizzate, in una terra in cui le condizioni climatiche, insieme alla crescente domanda di acqua dai diversi settori produttivi, sono tra i fattori principali alla base della crisi idrica.
Ma cosa sono le sorgenti naturali? Le sorgenti naturali si originano per infiltrazione di acqua piovana nel sottosuolo, dove l’acqua si accumula nelle piccole cavità delle rocce, saturando il suolo fino al raggiungimento di uno strato di terreno impermeabile, che ne ostacola l’ulteriore discesa, generando un accumulo sotterraneo definito “falda acquifera”.
Quando l’acqua di falda fuoriesce naturalmente in superficie, si forma una sorgente naturale.
L’acqua sorgiva può essere raccolta e convogliata, attraverso un’idonea opera di captazione, in una rete idrica che alimenta un acquedotto o, mediante un sistema di solar pamping, può essere immessa in un impianto di irrigazione.
Esistono più tipi di manufatti di presa per sorgente, tra cui il più comune è costituito dal cosiddetto “bottino di presa”, un manufatto realizzato in corrispondenza della sorgiva idrica che consente di prelevare l’acqua, senza impatti sull’assetto idrodinamico dell’acquifero.
Un’altra tecnica molto utilizzata è costituita dalla “trincea drenante”, che consiste in un tubo forato interrato nella falda e collegato ad un sistema di captazione e trasporto dell’acqua.
La figura seguente riporta uno schema-tipo di recupero delle risorse idriche, prendendo in considerazione una sorgente naturale ubicata nel Comune di Roseto Capo Spulico (CS). Nel caso in esame sono stati indicati, in modo schematico, gli elementi principali che costituiscono la rete di captazione idrica, partendo dalla sorgente naturale (prelievo) fino ad arrivare ai punti di erogazione (irrigazione/carico serbatoio).
Il sistema impiantistico è caratterizzato dalle seguenti unità tecnologiche:
1-Sorgente naturale;
2-Bottino di presa con filtri e vasche di decantazione;
3A-Cisterne di raccolta a cascata;
3-Rete di pompaggio a energia solare (Solar Pamping);
4- Invasi idrici di raccolta (vasche o laghi collinari);
5- Distribuzione radiale del sistema di irrigazione;
6- L’acqua può essere clorata e immessa nell’acquedotto comunale, oppure utilizzata per il carico del serbatoio comunale.
Una rete idrica di captazione, se abbinata ad un avanzato sistema di controllo e gestione del processo di captazione, consente di ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica e, al contempo, garantire la flessibilità produttiva rispetto alle variazioni della domanda di prodotto nel corso dell’anno.
AGRIVOLTAICO
Gli impianti fotovoltaici producono energia anche in periodi in cui non è necessaria alcuna irrigazione, contribuendo allo sviluppo e al reddito rurale. L’energia prodotta, infatti, può essere direttamente utilizzata in sito oppure immessa in rete e remunerata ad un costo di vendita zonale, rappresentando in entrambi i casi un raccolto remunerativo per l’attività agricola.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC) è lo strumento fondamentale per cambiare la politica energetica e ambientale del nostro Paese, che muove sempre più verso la decarbonizzazione.
La generazione di energia elettrica dovrà dismettere l’uso del carbone entro il 2025, e dovrà provenire nel 2030 per il 72% da fonti rinnovabili. Per raggiungere tali obiettivi si punterà soprattutto sul solare fotovoltaico, che ricoprirà un ruolo centrale nell’efficientamento e ammodernamento del settore agricolo.
Basti pensare che se solo lo 0,32% dei terreni agricoli italiani fosse coperto da impianti solari, il 50% degli obiettivi del PNIEC sarebbe soddisfatto!
L’Unione Europea ha definito le strategie da attuare al fine di promuovere lo sviluppo rurale, e nel contempo agevolare la diffusione di fonti di energia rinnovabile. Fotovoltaico e agricoltura si appresentano a vivere insieme una nuova era, grazie alle nuove soluzioni innovative “agrivoltaiche” che sicuramente possono dare una grande spinta al raggiungimento degli obiettivi della Politica Agricola Comune (PAC).
L’agrivoltaico (o agro-voltaico) consentirà di dar vita ad aziende agricole a impatto zero, rendendo il settore agricolo più resiliente e supportando la decarbonizzazione dell’Unione Europea, sempre più impegnata nelle sfide della transizione verso un’energia pulita e un’agricoltura sostenibile.
Ma entrando nel merito del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nel capitolo 2B detta le linee programmatiche al fine di Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile.
Nello specifico, in relazione all’agrivoltaico, il Pnrr prevede “l’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte, anche potenzialmente valorizzando i bacini idrici tramite soluzioni galleggianti”.
La misura prevede inoltre “il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture”.
“L’investimento si pone il fine di rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico (ad oggi stimati pari a oltre il 20% dei costi variabili delle aziende e con punte ancora più elevate per alcuni settori erbivori e granivori) e migliorando al contempo le prestazioni climatiche-ambientali”, si legge sempre nel testo del Pnrr.
Alcuni studi evidenziano come l’ombreggiamento prodotto da pannelli solari, migliori la resa di alcune colture, soprattutto durante estati particolarmente calde e siccitose come quelle che la crisi climatica sta rendendo sempre più frequenti.
Di seguito sono elencati alcuni benefici dell’agrivoltaico:
- Protezione delle colture dagli eventi atmosferici (conseguente riduzione dei costi assicurativi sui raccolti)
- Contrasto dell’abbandono dei terreni agricoli
- Aumento dell’umidità dei terreni migliorando la crescita delle piante (riduzione del fabbisogno idrico)
- Possibilità per l’operatore energetico di instaurare rapporti con le autorità locali
- Aumento dell’efficienza dei moduli fotovoltaici
- Possibilità di coinvolgere gli enti locale mediante la formazione di comunità energetiche
- Possibilità di coinvolgere la popolazione locale con corsi di formazione, orti sociali, ortotherapy
Il connubio tra agricoltura e pannelli fotovoltaici ha, quindi, effetti positivi sulla produzione agricola, la regolazione del clima locale e la riduzione del fabbisogno idrico rendendo i processi agricoli più ecosostenibili e competitivi.
SOLAR PAMPING
Il solar pumping è una particolare tecnica che consente l’estrazione di acqua dal sottosuolo, e il suo sollevamento, mediante l’utilizzo di energia solare fotovoltaica in tutti i luoghi, anche in quelli più isolati o distanti dai corsi d’acqua.
Per l’alimentazione dei sistemi di pompaggio attualmente in uso nei luoghi isolati, è normale prassi l’utilizzo di generatori o gruppi elettrogeni diesel, ad oggi molto costosi a causa del costo dei carburanti, oltre che difficili da manutenere, ed estremamente inquinanti.
Il solar pumping, utilizzando una fonte di energia rinnovabile ed al 100% green, come fotovoltaico e/o eolico, permette la riduzione dell’uso dei carburanti fossili, ad alta emissione di CO2.
Il principio di funzionamento è molto semplice e si basa sulla trasformazione dell’energia solare, in elettricità, che alimenta un gruppo motopompa utilizzato per l’estrazione o il prelievo dell’acqua da un pozzo, corso d’acqua, o da un invaso idrico. L’acqua pompata può essere immessa direttamente in un sistema di irrigazione oppure viene fatta confluire in un’area di stoccaggio, posta di solito ad una certa altezza (cisterna, serbatoio, invaso idrico, ecc.), dalla quale verrà ridistribuita per caduta naturale.
CONCLUSIONI
I PSR (programmi di sviluppo rurale) regionali e nazionali, hanno offerto la possibilità alle pmi Calabresi (piccole e medie imprese), e agli enti irrigui di realizzare progetti sul recupero delle risorse idriche e sull’efficientamento delle infrastrutture esistenti. Il territorio calabrese si caratterizza per una morfologia prevalentemente montana e collinare, con solo il 5% di pianura, ma ancora carente di servizi e infrastrutture che possono valorizzare le risorse e le potenzialità delle zone interne.
Negli ultimi anni si è assistito ad un flusso migratorio verso la campagna, di giovani imprenditori o, più in generale, di persone che rinunciano alla vita di città sempre più caotica e poco sostenibile.
Una tendenza davvero sorprendente se pensiamo che la Calabria è una delle Regioni con più alto tasso di disoccupazione, e i giovani sono spesso costretti a migrare al Nord, o peggio ancora all’estero, per cercare nuove prospettive di lavoro.
Occorrono, quindi, nuove strategie di sviluppo per le aree interne finalizzate a contrastare il declino di una vasta parte del territorio Calabrese, lontano dai centri di servizio e caratterizzata da fenomeni di invecchiamento, spopolamento e declino economico.
Le azioni intraprese, ad oggi, non sono ancora sufficienti a dare il giusto impulso ad un territorio sempre più ai margini di un’economia che stenta a decollare. Può, inoltre, essere opportuno affiancare ai nuovi piani di sviluppo, uno specifico programma di investimenti per il finanziamento di piccoli invasi idrici, e di sistemi per il recupero delle risorse idriche in generale, anche prevedendo procedure semplificate di approvazione dei progetti. Occorre mappare il territorio e definire una rete viaria che consenta il collegamento e l’accessibilità delle zone più fertili e produttive. Definire un nuovo piano urbanistico per lo sviluppo delle zone agricole, che preveda la realizzazione di infrastrutture e servizi che garantiscano l’approvvigionamento delle risorse idriche ed energetiche.
Orientare le politiche governative a favore dell’attività economica agricola, rendendo appetibili gli investimenti da parte di giovani e imprenditori che vogliono investire nel nostro territorio, consentendo la realizzazione, ad esempio, di piccoli invasi interaziendali, realizzati dagli Enti irrigui o da aziende agricole riunite in consorzi.
Favorire la nascita di un nuovo polo di sviluppo territoriale, che si configuri come HUB di progetti agricoli per la produttività e la generazione distribuita di beni e risorse.
Per rivitalizzare la nostra terra occorre assicurare, in primis, la disponibilità di risorsa, mediante il riuso di quelle esistenti, e rispondere efficacemente al problema della siccità e carenza idrica, supportando al contempo l’offerta di ulteriori benefici alla collettività.
A tal fine sarebbe utile adottare nuovi schemi d’incentivi che favoriscano i “sussidi verdi” rispetto a quelli per i combustibili fossili, come ad esempio i sistemi d’irrigazione a energia solare, che sono una tecnologia economica e rispettosa del clima per gli agricoltori, già impiegata nei paesi in via di sviluppo. Ma tali tecnologie hanno bisogno di essere adeguatamente gestite e regolamentate per evitare il rischio di un uso insostenibile delle risorse.
Sviluppo turistico delle zone costiere (come già trattato in una precedente pubblicazione) e sviluppo agricolo delle zone interne, due poli che, se ben strutturati e coordinati con una specifica pianificazione e programmazione territoriale, possono generare sinergicamente una economia solida, disinnescando il fenomeno della disoccupazione, dello spopolamento e del depauperamento delle zone interne.
Francesco
Studio Durso Energy Solutions
Francesco
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Antonio